Con il termine "ingiunzioni" si intende il risultato di impulsi negativi e autodistruttivi che la persona sente su di sé e con i quali si identifica. Tali impulsi si presentano nei momenti più critici della vita e la loro origine riguarda la negazione di diritti personali che risalgono alla prima infanzia. In particolare si parla di "Ingiunzioni genitoriali" e riguardano divieti percepiti, subiti o vissuti nella prima infanzia, soprattutto quelli in forma non verbale, che sono colti, elaborati e interpretati dal bambino.
Il bambino ha bisogno di regole, certo, ma la natura di questi divieti, il modo e la ripetitività in cui vengono mandati hanno un diverso impatto sul bambino a seconda del gesto, dello sguardo, del comportamento dei genitori, i quali apportano un ulteriore significato al valore oggettivo del messaggio. Come dice lo psichiatra che ha fondato l'Analisi Transazionale in Italia "I vostri figli non percepiscono tanto quello che voi dite di loro, sentono e vivono piuttosto quello che voi ‘pensate' di loro!" .
Il libro "Scoprire di esistere, decidere di vivere - Le molte facce della ingiunzione "non esistere" scritto da Ferdinando Montuschi, Silvia Attanasio Romanini, Antonella Fornaro ed edito da FrancoAngeli, tratta le ingiunzioni genitoriali.
L'ingiunzione "Non esistere", di cui si occupa questo libro è forse la più profonda e arcaica delle ingiunzioni genitoriali, e può manifestarsi sotto molti aspetti differenti.
Il campo di indagine è molto vasto e riguarda non solo il singolo individuo nelle sue esperienze vissute, elaborate e tradotte in convinzioni che incidono sul suo modo di essere, ma riguarda anche i genitori, gli educatori e il tessuto sociale in cui l'individuo cresce e si relaziona. Il libro è il risultato di anni di osservazioni e si divide in due parti.
Nella prima parte si analizzano i vari aspetti dell'ingiunzione "Non esistere", i campanelli di allarme, le manifestazioni inaspettate che spesso noi bolliamo come disistima di sé o esagerato senso del dovere. Attraverso un caso clinico e i relativi dialoghi che vengono riportati si scoprono tratti e disagi risalenti tutti alla convinzione che non si abbia "diritto" di vivere.
L'individuo spesso viene portato a non percepirsi come persona con dei diritti; vede la sua vita costellata solo di doveri perfino nelle relazioni affettive.
Le persone soggette all'ingiunzione "non esistere" non si sentono in diritto di essere felici, anzi, pensano che la felicità non possa mai essere completa perché sentono un dolore di fondo non annullabile, e riempiono il vuoto dentro di loro con i palliativi rappresentati dall'alcool o dalla droga. Un'altra caratteristica è che si sentono direttamente causa del dolore degli altri e se ne fanno carico in tutte le sue manifestazioni.
L'impotenza di fronte al dolore altrui li carica di senso di colpa.
La seconda parte del libro riguarda in primo luogo la dimensione sociale, ovvero considera l'individuo non solo come singolo ("nessun uomo è un'isola...") ma come interagente con quello che l'autrice chiama "il copione culturale", e cioè la cultura di appartenenza che influenza il carattere della persona e il modo di pensare e di agire. L'apparato del copione culturale lancia messaggi contradditori: "sìì veloce!", "sìì perfetto!", "comunica, ma non approfondire troppo le relazioni!". Tra le ingiunzioni "sociali" inserisce anche quelle che ci vogliono vincenti senza sforzo "Non essere duro con te stesso!" "Non soffrire!" . Emerge quindi una dicotomia tra quello che una persona sente dentro, e l'imperativo sociale dell'ambiente in cui vive.
Si esaminano inoltre vari casi clinici in cui emerge la violenza del "Non esistere". Si tratta per lo più di adolescenti o di come i bambini anche senza traumi particolari abbiano vissuto alcune lesioni dei loro diritti. Spesso l'ingiunzione prende origine dalla mancanza di uno stato di "attaccamento", da una relazione distorta del bambino con una delle figure genitoriali, oppure con un famigliare, senza che ci sia stato il supporto di un genitore. Se il piccolo fin dall'inizio si "riconosce" nella relazione in modo da fare proprio il Permesso di esistere, sentirsi preso in cura, amato, potrà stabilire con la madre una "relazione in attaccamento", una "corrente" di reciprocità emotivo-intuitiva che costituirà la base per una futura identità solida e integrata.
Alla fine emerge ancora una volta l'importanza della qualità della relazione genitore-bambino, quanto sia fondamentale che il bambino sia accettato per quello che è fin dalla sua primissima infanzia; egli costruisce il senso profondo della sua esistenza con gli sguardi sincronizzati, i vocalizzi, i sorrisi, gli abbracci con il genitore; in questa prima relazione si impara a percepire il sé e l'altro, si esplorano le proprie potenzialità e si costruisce l'identità. Ma il libro evidenzia anche come in mancanza di tutto questo sia possibile riscoprire la consapevolezza di esistere, di costruire relazioni gratificanti e in definitiva di essere felici.
Ferdinando Montuschi, Silvia Attanasio Romanini, Antonella Fornaro Scoprire di esistere, decidere di vivere FrancoAngeli